La depressione post-parto è un disturbo che colpisce una notevole percentuale di neo-mamme.
Subito dopo il parto, durante le prime due settimane di puerperio, quasi tutte le donne (tra 50% ed 80%) subiscono una flessione del tono dell’umore: si tratta di un fenomeno ”parafisiologico”, che rientra nella normalità e che consiste in una sensazione di tristezza immotivata; spossatezza e notevole tendenza al pianto.
Qualora tali disturbi si protraggano oltre il termine delle due settimane, si parla allora di depressione post-parto.

La sintomatologia caratteristica della depressione post-parto comprende:

  • angoscia ricorrente;
  • sensazione d’inadeguatezza;
  • paura di non essere all’altezza del compito di ”madre”;
  • stanchezza;
  • astenia muscolare;
  • irritabilità;
  • insonnia;
  • diminuzione dell’appetito;
  • sensi di colpa immotivati;
  • difficoltà di concentrazione.

Le cause della depressione post-parto sono da ricercare nelle profonde modificazioni ormonali a livello ematico: la neo-mamma, infatti, subisce un vero e proprio bombardamento da parte di ormoni che agiscono proprio sul tono dell’umore.
Inoltre è coinvolto anche il forte stress psico-emotivo conseguente all’esperienza del parto.

Le terapie per affrontare tale disturbo sono molteplici: innanzitutto è fondamentale rivolgersi al medico di base che, analizzando i sintomi, può suggerire una cura d’attacco, generalmente di tipo farmacologico.
Le medicine utilizzate sono gli ”antidepressivi” che agiscono a livello del sistema nervoso, sui neuro mediatori sinaptici.
E’ importante scegliere antidepressivi che non abbiano effetti dannosi sul neonato, qualora la madre stia allattando.

In un secondo tempo, il medico di base può indirizzare la puerpera verso una visita specialistica presso uno psicologo oppure uno psichiatra.
Mentre lo psicologo agisce mediante colloqui inter personali, senza utilizzare farmaci, lo psichiatra si serve di rimedi farmacologici (generalmente ansiolitici ed antidepressivi ).

Esistono strutture a cui rivolgersi per affrontare un percorso terapeutico mirato; si tratta, nella maggior parte dei casi, di ASL e poliambulatori (generalmente a regime mutualistico); oppure di strutture private, dove gli specialisti operano in regime di libera professione (a pagamento).

Recenti studi hanno evidenziato la validità di terapie ”cognitivo-comportamentali” ed ”interpersonali”; si tratta di approcci di natura psicoanalitica caratterizzati da breve durata e finalizzati alla scomparsa dei sintomi.