Il ciclo è in ritardo, la possibilità di una gravidanza è reale e spesso la donna, fin dai primi giorni del suo nuovo stato, avverte piccoli cambiamenti e dei segnali che la inducono a sospettare l’arrivo di un bambino: sonnolenza, tensione mammaria, frequente bisogno di urinare, nausee.
Rivolgersi al ginecologo, preferibilmente entro la sesta settimana della presunta gravidanza, diventa dunque d’obbligo per poter confermare pienamente questa eventualità, fare il calcolo data presunta parto e valutare i possibili fattori di rischio della situazione.
Il primo appuntamento con il ginecologo è emozionante e di una discreta durata, dato che il medico dovrà fare diverse valutazioni. Durante la visita, se saranno presenti le caratteristiche modifiche del collo e del volume uterino il ginecologo confermerà la gravidanza.
Stabilito che il bimbo è in arrivo, il ginecologo come prima cosa, basandosi sulla data del primo giorno dell’ultima mestruazione e aggiungendo a questa 40 settimane, provvederà al calcolo della presunta data del parto.
Durante il primo trimestre di gestazione, avvalendosi di un’ecografia, il medico confermerà il calcolo della presunta data del parto valutando la lunghezza del feto che, confrontata con apposite tavole parametriche, permette di datare in modo ancora più preciso il momento della nascita. Questo permetterà di diagnosticare eventuali ritardi di crescita del feto, prevenire un parto prematuro o, al contrario, indurre il parto nel caso la gravidanza si protraesse troppo oltre il termine stabilito.
Durante la prima visita ginecologica, il medico procede anche a un check up generale della paziente per poter valutare dimensioni, peso e morfologia della donna, la pressione arteriosa, la presenza di varici alle gambe, la presenza di zucchero e di albumina nelle urine.
Vengono poi presi in considerazione eventuali fattori di rischio, come per esempio l’età della madre, inferiore ai 18 anni o superiore ai 35 e la piccola statura della donna.
La futura mamma uscirà dallo studio del ginecologo con la prescrizione di diversi esami di laboratorio, a partire dalle indispensabili analisi delle urine e del sangue. Viene di solito raccomandato anche un tampone vaginale per poter escludere un’infezione da Chlamidia, disturbo frequente, asintomatico, ma responsabile di aborto in gravidanza. Un semplice antibiotico risolve l’eventuale problema.